“Siamo certi dunque che scegliendo, coordinando e dominando
tutti i rumori, noi arricchiremo gli uomini di una nuova voluttà insospettata.
Benché la caratteristica del rumore sia di richiamarci brutalmente alla vita,
l'arte dei rumori non deve limitarsi ad una riproduzione imitativa.
Essa attingerà la sua maggiore facoltà di emozione nel
godimento acustico in se stesso, che l'ispirazione dell'artista saprà trarre
dai rumori combinati.”
Anche a Como si festeggia il centenario del manifesto
futurista “L’arte dei rumori”, firmato nel 1913 da Luigi Russolo, esponendo
presso la galleria MAG di via Vitani una mostra dei capolavori pittorici
dell’artista.
Teorico dell’utilizzo del rumore come forma musicale,
precursore della Musique Concrète e della musica elettronica e inventore
dell’“intonarumori”, apparecchio capace di riprodurre suoni e rumori diversi
controllandone dinamica, volume e lunghezza d’onda, Russolo è però poco conosciuto come pittore.
Partecipa alla stesura del “Manifesto della Pittura
Futurista”, ma la sua arte non si ferma a quanto detto dai futuristi e approda
a rappresentazioni che paiono di origine simbolista, se non addirittura
romantica.
Dal 1942 alla morte, nel 1947, Russolo dipinge più di cento
opere, contro le poco numerose futuriste dei primi anni della sua produzione
pittorica, in cui emerge come artista
più intimista e riflessivo, un pittore del pensiero e del silenzio, dei
turbamenti e delle visioni oniriche.
Si tratta dunque di un artista poliedrico che è riuscito a
comprendere con i suoi lavori la totalità del reale, dal rumore al silenzio,
lasciando allo spettatore un senso di pace o di inquietudine a seconda delle
opere.
Futurista eccentrico, pittore e compositore eclettico,
convinto dell’universalità dell’arte, Russolo dovrebbe essere maggiormente
considerato e insegnato, sia contestualizzandolo all’interno del movimento
futurista, sia come artista originale e indipendente.
F.T.
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