giovedì 25 aprile 2013

THE (FULL) MONTY


Un musical esilarante che ha conquistato l'Italia quello che settimana scorsa è stato messo in scena al Teatro Nazionale di Milano e che martedì 23 Aprile è stato presentato proprio al teatro sociale di Como.
The Full Monty è una vecchia ma brillante commedia ambientata nell'Inghilterra del 1997 e, proprio per il suo precedente successo, è stata ripresa e attualizzata da regista italiano Massimo Romeo Piparo. Lo spettacolo ha come protagonisti alcuni operai di Torino divenuti disoccupati da un giorno all'altro che, per riuscire a sopravvivere e mantenere casa e famiglia, decidono di fare gli spogliarellisti per una notte.

Il lato comico dello streap tease è quindi affiancato a quotidiane situazioni difficili e talvolta tragiche che ruotano intorno al licenziamento; nello spettacolo, infatti, vengono evidenziate le difficoltà economiche dei disoccupati che perdono prima il lavoro, poi gli affetti e infine l'orgoglio.
Curiosità che colpisce lo spettatore è il fatto che , oltre a un formidabile staff (formato da Sergio Muniz, Paolo Ruffini,Pietro Sermonti,Paolo Calabresi, Gianni Fantoni e il giovane Jacopo Sarno), il regista ha coinvolto nello spettacolo due veri disoccupati: Marco Serafini e Simone Lagrasta. I due neo-attori lo scorso ottobre hanno dovuto prima sottoporsi a un rigoroso casting tenuto proprio a Torino e riservato a tutti i lavoratori che avevano perso l'impiego negli ultimi ventiquattro mesi; quest'occasione, promossa dai principali sindacati italiani (CISL, CGIL, UIL, FIM), dai Centri per l'impiego della città e dalla Peepanow Entertinment, ha permesso ai due lavoratori di firmare un regolare contratto per un anno con il brillante regista Piparo.
Inutile forse dire che le performances comiche di Ruffini e Fantoni hanno spesso sdrammatizzato le infelici condizioni dei lavoratori disoccupati evidenziate però dal ruolo di Paolo Calabresi e Pietro Sermonti, il quale, purtroppo, a causa di un infortunio è stato sostituito dall'attore Nicola Zamperetti. Il pubblico, prevalentemente femminile, ha però cominciato adapplaudire all'entrata in scena dell'affascinante Sergio Munizche interpreta un disoccupato cubano metendo in evidenza anche il tema dell'immigrazione. A mio parere secondario, è stato il ruolo di Jacopo Sarno che però è stato inserito nella locandina al pari degli altri attori.
Infine, inaspettato e, per alcuni spettatori,deludente è stato lo spogliarello finale caratterizzato da vari giochi di luce per cui lo spogliarello integrale non è stato mostrato al pubblico. Dissociandomi da quest'ultima critica, invito chiunque voglia vedere la crisi dell'Italia messa a nudo a comprare il biglietto per il prossimo spettacolo.




G.P.

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