Ogni venerdì la libreria Feltrinelli in via Cesare Cantù si
trasforma in una sala conferenze. Bastano poche sedie, un microfono e
(ovviamente) un ospite d’onore per creare uno spazio accogliente in cui i
comaschi si danno appuntamento per ascoltare, dibattere e riflettere sui più svariati argomenti di
attualità.
E ieri, 22 febbraio, ormai a pochissime ore dall’apertura
dei seggi, era inevitabile che il tema all’ordine del giorno fossero le
elezioni. O meglio, elezioni sì, ma raccontate da un punto di vista decisamente
originale: quello di Maurizio Viroli, professore universitario, amante di
Machiavelli ed insegnante di Teoria Politica a Princeton e a Lugano. Una voce
super partes, obiettiva ed accademica, la sola in grado di concentrarsi non
tanto sul problema di “chi scegliere”, quanto sul concetto stesso di diritto di
voto. Che cosa significa votare? Perché dobbiamo farlo? E perché non astenersi?
Maurizio Viroli ha cercato dunque di dare una risposta a
questi interrogativi durante la presentazione del suo nuovo libro: Scegliere il principe. I consigli di Machiavelli al cittadino
elettore. Il titolo parla chiaro riguardo alle intenzioni dell’autore:
spiegare la nostra moderna, complicata Repubblica attraverso le parole del celebre
scrittore fiorentino. Afferma infatti Viroli:
“Machiavelli ha tutte le
caratteristiche del consigliere politico ideale: è disinteressato, è competente
e ha capito davvero l’Italia”. Uomo di grande onestà intellettuale, vissuto
quasi cinquecento anni fa, eppure ancora guida, filosofo, maestro dalle idee
sempre attuali.
In un’epoca storica in cui non esisteva la democrazia,
Machiavelli invita il suo Principe modello a porre il bene comune al di sopra
di tutto, ad amare la patria più della propria anima. Scegliere il principe significa perciò continuare a credere in
questa descrizione di governante, nonostante essa sembri oggi, in un’Italia
repubblicana, ancora più utopica che nel regno mediceo del 1513. In uno stato
in cui essere Parlamentare è considerato più un privilegio che un onore, in cui
la corruzione è diventata regola e non eccezione, risulta sempre più difficile
anche solo immaginare la realizzazione della concezione machiavelliana di
politica. Viroli, riferendosi alla campagna elettorale di questi mesi, riassume
il fallimento delle idee del suo amato scrittore con l’espressione “il politico
che manca”: secondo il professore, infatti, “non esiste, in nessun partito o
movimento, un uomo che sappia suscitare passione con i suoi discorsi, che sia
capace di affrontare i problemi con coraggio e con impegno. La sconfitta di
Machiavelli coincide con la sconfitta dell’Italia”. Manca insomma il grande
leader, una figura in grado di ispirare e di affermarsi grazie al potere della
parola, colui che, al posto di far promesse irrealizzabili, preferisce
infondere speranza nei cittadini, coinvolgendoli in una cooperazione verso
obbiettivi comuni (come la lotta alla corruzione, alla disoccupazione, la
promozione del benessere sociale).
In questo scenario pessimistico e cinico sembrerebbe una
contraddizione parlare ancora di voto libero, responsabile e consapevole. Se
manca il candidato modello che rappresenti i valori democratici, perché
esprimere la nostra preferenza verso un politicante qualunque da cui ci
sappiamo traditi in partenza? Viroli risponde citando, in questo caso,
l’articolo 48 della Costituzione Italiana: il
voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.
L’astensionismo viene indicato come un pericolo dal professore, non come una
forma di protesta. Assolvere questo dovere è un modo per acquistare
consapevolezza, dignità e forza maggiore. È un passo in più verso una piena
democrazia.
“E’ meglio fare e pentirsi che non fare e pentirsi”, scrive
Machiavelli in una lettera all’amico Vettori. Ecco il nostro consigliere ideale
farsi un’altra volta maestro di vita. Lo scrittore fiorentino preferisce agire
che attendere, essere protagonista che spettatore passivo. Ed esorta il
cittadino a fare altrettanto. Perché questo grande intellettuale, conoscendo
gli italiani e la loro profonda essenza, sa che il nostro è un Paese moralmente
debole, talvolta incline al servilismo, ma allo stesso tempo capace di
rinascere e di combattere per la libertà. Il nostro passato è pieno di esempi
di grandi leader, “Principi” dall’animo coraggioso che sono morti in nome dei
propri ideali. Esistono vari modi per lottare…votare è uno di questi!
G.C.
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