sabato 23 febbraio 2013

Il politico che manca



Ogni venerdì la libreria Feltrinelli in via Cesare Cantù si trasforma in una sala conferenze. Bastano poche sedie, un microfono e (ovviamente) un ospite d’onore per creare uno spazio accogliente in cui i comaschi si danno appuntamento per ascoltare, dibattere e  riflettere sui più svariati argomenti di attualità.
E ieri, 22 febbraio, ormai a pochissime ore dall’apertura dei seggi, era inevitabile che il tema all’ordine del giorno fossero le elezioni. O meglio, elezioni sì, ma raccontate da un punto di vista decisamente originale: quello di Maurizio Viroli, professore universitario, amante di Machiavelli ed insegnante di Teoria Politica a Princeton e a Lugano. Una voce super partes, obiettiva ed accademica, la sola in grado di concentrarsi non tanto sul problema di “chi scegliere”, quanto sul concetto stesso di diritto di voto. Che cosa significa votare? Perché dobbiamo farlo? E perché non astenersi?
Maurizio Viroli ha cercato dunque di dare una risposta a questi interrogativi durante la presentazione del suo nuovo libro: Scegliere il principe. I consigli di Machiavelli al cittadino elettore. Il titolo parla chiaro riguardo alle intenzioni dell’autore: spiegare la nostra moderna, complicata Repubblica attraverso le parole del celebre scrittore fiorentino. Afferma infatti Viroli:  “Machiavelli  ha tutte le caratteristiche del consigliere politico ideale: è disinteressato, è competente e ha capito davvero l’Italia”. Uomo di grande onestà intellettuale, vissuto quasi cinquecento anni fa, eppure ancora guida, filosofo, maestro dalle idee sempre attuali.
In un’epoca storica in cui non esisteva la democrazia, Machiavelli invita il suo Principe modello a porre il bene comune al di sopra di tutto, ad amare la patria più della propria anima. Scegliere il principe significa perciò continuare a credere in questa descrizione di governante, nonostante essa sembri oggi, in un’Italia repubblicana, ancora più utopica che nel regno mediceo del 1513. In uno stato in cui essere Parlamentare è considerato più un privilegio che un onore, in cui la corruzione è diventata regola e non eccezione, risulta sempre più difficile anche solo immaginare la realizzazione della concezione machiavelliana di politica. Viroli, riferendosi alla campagna elettorale di questi mesi, riassume il fallimento delle idee del suo amato scrittore con l’espressione “il politico che manca”: secondo il professore, infatti, “non esiste, in nessun partito o movimento, un uomo che sappia suscitare passione con i suoi discorsi, che sia capace di affrontare i problemi con coraggio e con impegno. La sconfitta di Machiavelli coincide con la sconfitta dell’Italia”. Manca insomma il grande leader, una figura in grado di ispirare e di affermarsi grazie al potere della parola, colui che, al posto di far promesse irrealizzabili, preferisce infondere speranza nei cittadini, coinvolgendoli in una cooperazione verso obbiettivi comuni (come la lotta alla corruzione, alla disoccupazione, la promozione del benessere sociale).
In questo scenario pessimistico e cinico sembrerebbe una contraddizione parlare ancora di voto libero, responsabile e consapevole. Se manca il candidato modello che rappresenti i valori democratici, perché esprimere la nostra preferenza verso un politicante qualunque da cui ci sappiamo traditi in partenza? Viroli risponde citando, in questo caso, l’articolo 48 della Costituzione Italiana: il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. L’astensionismo viene indicato come un pericolo dal professore, non come una forma di protesta. Assolvere questo dovere è un modo per acquistare consapevolezza, dignità e forza maggiore. È un passo in più verso una piena democrazia.
“E’ meglio fare e pentirsi che non fare e pentirsi”, scrive Machiavelli in una lettera all’amico Vettori. Ecco il nostro consigliere ideale farsi un’altra volta maestro di vita. Lo scrittore fiorentino preferisce agire che attendere, essere protagonista che spettatore passivo. Ed esorta il cittadino a fare altrettanto. Perché questo grande intellettuale, conoscendo gli italiani e la loro profonda essenza, sa che il nostro è un Paese moralmente debole, talvolta incline al servilismo, ma allo stesso tempo capace di rinascere e di combattere per la libertà. Il nostro passato è pieno di esempi di grandi leader, “Principi” dall’animo coraggioso che sono morti in nome dei propri ideali. Esistono vari modi per lottare…votare è uno di questi!

G.C.

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