mercoledì 27 febbraio 2013

Oro, argento e bronzo alla Camera

"Finchè ci sono loro, tutti loro, questo Paese non cambierà mai. Sono tutti uguali. Giuro non stavo parlando dei politici. Anche se andassero tutti a casa loro che cambierebbe? Io non stavo parlando degli eletti, stavo parlando degli elettori. Siamo noi i mandanti. Se li guardi bene, i politici italiani, sono gli italiani".
Queste sono le frasi di un noto comico; no, non quel comico, ma un comico che ha deciso di rimanere tale, Claudio Bisio. Già, forse il problema è proprio il popolo italiano, forse il problema siamo noi. Alla Camera troviamo il centrosinistra con il 29,5%, il centrodestra con il 29,1% e il Movimento 5 Stelle con il 25,5%. Traduzione? Il primo posto è occupato da una coalizione che da anni dimostra incapacità di fare opposizione(e quando, nel 2006, ha avuto modo di governare ha dimostrato di non saper fare neanche quello) , il secondo è insediato dal partito che ci ha fatto perdere credibilità, e non solo, in tutto il mondo e il terzo posto è di un movimento, ad oggi primo partito nazionale, composto non si bene da chi. E volete dirmi che il problema non siamo noi? Malgoverno, debito pubblico, precariato, esodati, pane quotidiano nelle nostre bocche. E come reagisce il Bel Paese? Si pulisce la coscienza idolatrando chi urla nelle piazze, chi parla di informazione parziale ma decide di farsi intervistare solo da straniere e che caccia i giornalisti italiani dai comizi, chi chiede libertà e poi impedisce ai propri seguaci di parlare in tv. Ma qualcuno si è mai chiesto perché questo movimento rinneghi così fortemente il contradditorio? Forse perché a chi non si espone viene lasciato il beneficio del dubbio riguardo capacità e intelligenza. Penso a tanti ministri italiani che, parlando, hanno dimostrato di essere incompetenti e inadatti alla politica e che se non avessero preso parola non sarebbero risultati dei perfetti inaffidabili. Come si può pensare di consegnare il proprio voto nelle mani di sconosciuti? E poi sfatiamo il mito che la politica sia "di tutti". Uno psicologo non può costruire una casa e un parrucchiere non può giudicare in tribunale un accusato. Non può, in questo Paese già abbastanza approssimativo di suo, passare l’idea che senza competenze si possa governare. E’ un diritto e un dovere interessarsi della cosa pubblica, ma per approvare leggi è necessario avere delle capacità specifiche.  Ci siamo tanto lamentati, a ragione, di una certa igienista dentale che nel 2010 era stata eletta consigliera regionale e perché invece dovrebbero essere preparate queste persone che sono  ai più sconosciute?
 Il 29,1% ha votato la coalizione di centrodestra. Caro 29,1% ma perché hai scelto ancora di credere nella presunta nipote di Mubarak, nei festini di Arcore, nell’ammanco di denaro dei verdi padani, nella laurea in Albania del “Trota”, nell’abbronzatura di Obama e nel Cucù alla Merkel? Perché ancora tutta questa fiducia?
Risalendo al primo posto troviamo il grande polo delle idee non conciliabili: cattolici e portavoce dei diritti dei gay, ex comunisti e liberali. Si può prospettare un’altra autodistruzione come nel governo Prodi?
Noi, popolo italiano, dobbiamo cambiare e cambierà la classe dirigente, specchio del nostro essere. Noi dobbiamo essere i primi a indignarci e a non accontentarci. Noi dobbiamo riscoprire quel senso civico che da troppo tempo è incastrato sotto macerie di indifferenza. Noi dobbiamo informarci e dobbiamo smettere di pensare che tutto ci sia dovuto. E’ una Resistenza, diversa da quella partigiana, ma pur sempre una Resistenza e spetta proprio a noi il compito di cambiare questa amata quanto odiata Italia.
Chissà se vivrò abbastanza a lungo per sentire il mio Presidente pronunciare un discorso simile:  Ci saranno battute d’arresto e false partenze. Ci saranno molti che non saranno d’accordo con ogni decisione o ogni politica che varerò da Presidente e già sappiamo che il governo non può risolvere ogni problema. Ma io sarò sempre onesto con voi in relazione alle sfide che dovremo affrontare. Vi darò ascolto, specialmente quando saremo in disaccordo. E soprattutto, vi chiedo di unirvi nell’opera di ricostruzione della nazione  (…) Viviamo, speriamo, e quando siamo assaliti dal cinismo, dal dubbio e da chi ci dice che non potremo riuscirci, noi risponderemo con quella convinzioni senza tempo e immutabile che riassume lo spirito del nostro popolo: Yes, We Can.


A.B.

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