Incontro organizzato dal Coordinamento per la pace comasca ( progetto: Oltre lo Sguardo) con Massimo Brugnoli, della rivista Antimafiaduemila, e Paolo Moretti, autore del libro Mafia Padana
Paolo Moretti e Massimo Brugnoli durante l'incontro. |
"La mafia al nord non esiste": l'ha detto la televisione! E voi, blasfemi, se non ci credete, potete sempre leggervi le dichiarazioni di Letizia Moratti; ah, magari quelle prima della sconfitta contro Pisapia, perché probabilmente negli ultimi sei mesi la malavita si è radicata nel milanese (lei cosa ci può fare, poretta, avete voluto eleggere quell'altro!?). Ma basta scherzare! Le parole che contano sono quelle di chi ha vissuto in prima persona le questioni di mafia: Senatore Dell'Utri, volete intervenire voi!? Ah no, scusatemi, questa non è "cosa vostra". E smettetela, per favore, di ascoltare quegli attorucci come Cavalli e Saviano, quelli parlano solo per guadagnarci un po’ di soldi, non fatevi intenerire dal fatto che vivono con la scorta ventiquattro ore su ventiquattro; chi è stato colpito con una statuetta del Duomo di Milano è Silvio Berlusconi!
No, no, avete letto bene: la mafia al nord non esiste. Giorgio Ambrosoli, Lea Garofalo, Carmelo Novella e tutti gli altri saranno morti per altri motivi, saranno stati tutti delitti passionali.
Già, è più o meno di questo che si è parlato all’oratorio di Rebbio lo scorso 6 dicembre: della mafia padana, quella inesistente. Eppure, pensate un po’, il dibattito con Massimo Brugnoli e Paolo Moretti su questa mafia fantasma è durato ben due ore e mezza. E’ incredibile come passa il tempo quando ci si diverte! Ma voi non vi preoccupate, la malavita organizzata è una “questione meridionale”, è per questo che l’ultimo maxiprocesso scaturito dall’operazione Infinito ha visto coinvolti 110 affiliati della ’ndrangheta, la cui maggior parte aveva origini lombarde. Già, è così che va l’Italia: finchè non si vive il problema in prima persona sono solo parole, niente di più.
Eppure non si racconta più di Cinisi o Corleone ma di Erba, Inverigo, Canzo, e ancora Asso, Cermenate, Milano. Si parla di gente come Ivan Perego, proprietario della Perego strade di Cantù, e delle due mila tonnellate di rifiuti tossici sotterrate sotto il nuovo ospedale S.Anna di Como. Già, si parla dell’Italia che molti italiani vorrebbero stupidamente tagliare a metà, come se la metà malata fosse solo quella sotto Roma (no, scusate, sotto il Po)! E invece no, ora si parla di un sistema che non si è solo infiltrato al nord, ma che ormai si è ben consolidato. Di questo infatti hanno discusso Moretti e Brugnoli, di questa realtà che ci hanno voluto nascondere e che è ormai insostenibile e soprattutto visibile agli occhi di chiunque.
Ma se voi questo problema non lo vedete e non lo sentite come vostro allora comincio a pensare che noi italiani siamo davvero pasta, pizza e mafia. Ma se invece credete che forse qualcosa ancora si può fare, che Falcone, Borsellino, Impastato e tutti gli altri non siano morti per niente, allora forse potete seguire anche voi il consiglio di Moretti: “Della mafia non bisogna solo parlare, ma anche raccontare, perché le storie sono quelle che più ci colpiscono”: raccontate di quel corpo sepolto a Bregnano sotto il cemento e l’omertà, narrate di Bordighera, dei suoi brogli elettorali e delle minacce che una consigliera comunale ha ricevuto per aver denunciato il fatto e, per favore, scrivete del funerale di Giorgio Ambrosoli. Sparate quelle pallottole di carta e giustizia che tanto spaventano questa mafia, perché ormai non si tratta più solo di legalità ma anche di moralità: provate a spiegare voi a Denise perché il corpo della sua mamma è stato sciolto nell’acido a San Fruttuoso!
Eppure non si racconta più di Cinisi o Corleone ma di Erba, Inverigo, Canzo, e ancora Asso, Cermenate, Milano. Si parla di gente come Ivan Perego, proprietario della Perego strade di Cantù, e delle due mila tonnellate di rifiuti tossici sotterrate sotto il nuovo ospedale S.Anna di Como. Già, si parla dell’Italia che molti italiani vorrebbero stupidamente tagliare a metà, come se la metà malata fosse solo quella sotto Roma (no, scusate, sotto il Po)! E invece no, ora si parla di un sistema che non si è solo infiltrato al nord, ma che ormai si è ben consolidato. Di questo infatti hanno discusso Moretti e Brugnoli, di questa realtà che ci hanno voluto nascondere e che è ormai insostenibile e soprattutto visibile agli occhi di chiunque.
Ma se voi questo problema non lo vedete e non lo sentite come vostro allora comincio a pensare che noi italiani siamo davvero pasta, pizza e mafia. Ma se invece credete che forse qualcosa ancora si può fare, che Falcone, Borsellino, Impastato e tutti gli altri non siano morti per niente, allora forse potete seguire anche voi il consiglio di Moretti: “Della mafia non bisogna solo parlare, ma anche raccontare, perché le storie sono quelle che più ci colpiscono”: raccontate di quel corpo sepolto a Bregnano sotto il cemento e l’omertà, narrate di Bordighera, dei suoi brogli elettorali e delle minacce che una consigliera comunale ha ricevuto per aver denunciato il fatto e, per favore, scrivete del funerale di Giorgio Ambrosoli. Sparate quelle pallottole di carta e giustizia che tanto spaventano questa mafia, perché ormai non si tratta più solo di legalità ma anche di moralità: provate a spiegare voi a Denise perché il corpo della sua mamma è stato sciolto nell’acido a San Fruttuoso!
Noi abbiamo il diritto e il dovere di difendere questo Paese perché siamo cittadini italiani e gli eroi - mi perdoni Dell'Utri - sono quelle persone sconosciute che tutti i giorni dicono no alla corruzione, all’illegalità e l’immoralità. Gli eroi sono quelli che magari vorrebbero riuscire a rincasare senza essere uccisi per aver denunciato questo continuo “do ut des”.
G.P.
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