giovedì 1 dicembre 2011

"Erano semplicemente i nostri papà"

Incontro con Alessandra Galli e Nando Dalla Chiesa avvenuto il 29 novembre 2011 presso l'Università degli studi di Milano e organizzata dall'organizzazione Fuci.

A sinistra Alessandra Galli e a destra Nando Dalla Chiesa
L'università è un'esperienza comune, o almeno è così per la maggiorparte dei ragazzi, ma non per Alessandra Galli che il 19 marzo 1980 tra i corridoi dell'università che da poco frequentava, trovò il padre ucciso da un commando della Prima Linea.
Guido Galli, magistrato e docente universitario, venne infatti ammazzato dal terrorismo italiano che proprio in quegli anni stendeva un velo di silenzio sulle stragi e i delitti italiani.
  Probabilmente fu un caso che quell'onesto magistrato e padre affettuoso venne ucciso proprio il 19 marzo, giorno della festa del papà, ma Alessandra, a distanza di circa trent'anni, non ha voglia di lasciare spazio a drammatiche e teatrali coincidenze e per questo, mentre riguarda vecchie foto e legge alcune lettere del padre, racconta di quell'uomo non come docente, nè come magistrato ma solo come un papà, il suo papà. Parla di quel loro rapporto conflittuale tenuto insieme da un incondizionato amore e da quelle attenzioni che nessuno dei due faceva mai mancare all'altro e che oggi le sembrano sempre più evidenti; dopo poco, con gli occhi lucidi e uno sguardo che esprime tenerezza, legge ad alta voce una vecchia dedica che il padre le aveva scritto nell' ottobre del '63 : "Ad Alessandra, per il suo primo giorno di asilo. Buon viaggio Rondinella", poi, con una nota di malinconia, spiega come abbia sempre portato con sè quell'augurio tanto dolce che le faceva sentire vicino il suo grande papà, come se non fosse mai stato ammazzato.
Guido Galli in tribunale
Infine cita anche quel processo che portò Guido alla morte, ma non lo fa con odio, solo con rispetto per quell'uomo che la sera le rimboccava le coperte e la mattina lottava in nome della giustizia. Già, non c'è rabbia nelle parole di Alessandra, ma questo - spiega - è merito anche di quella madre tanto presente che, rimasta sola con cinque figli , appena due mesi dopo alla morte del marito, riuscì a scrivere un biglietto di congratulazioni alla figlia per il superamento del suo primo esame e lo fece usando quelle parole che tra una virgola e l'altra facevano rieccheggiare la voce del padre: "Vedi, non sempre un brutto inizio può limitare un percorso successivo" e con questo motto Alessandra continuò a crescere bisbigliandosi nel cuore, quando ne aveva bisogno, "Brava Rondinella!".
Così conclude il suo intervento Alessandra Galli che, prima di farsi trasportare nuovamente da quei dolorosi ma importanti ricordi, dà un ultimo sguardo a quella lastra commemorativa che oggi si trova nell'aula 309 dell'Università degli studi di Milano:

"Il 19 marzo 1980 "
Guido Galli, magistrato e docente,
fu qui assassinato dai nemici della libertà,
la sua lezione continua più ferma, più alta"

"E' strano come un ricordo, un libro, una canzone ti riportino davanti a quello che fu", così incalza, invece, Nando Dalla Chiesa, docente universitario, presidente onorario dell'associazione Libera e figlio di Carlo Alberto Dalla Chiesa, generale ucciso dalla mafia il 3 settembre 1983.
 A differenza di Alessandra, nelle parole di Nando si legge subito quella rabbia che negli anni si è affievolita ma che rimane viva nel suo cuore con l'immagine della BMW in cui ritrovò il corpo del padre e della sua seconda moglie mitragliato da una raffica di Kalashnikov AK-47. E' una vena polemica quella che caratterizza la voce di Nando che prima perse la madre, morta d'infarto per i rischi che correva il marito, e poi il padre che aveva avuto la sola colpa di voler combattere la mafia in modo onesto. Nonostante ciò quello che ancora oggi infastidisce i figli del generale Dalla Chiesa non è solo l'idea di un padre ucciso senza scrupoli perchè visto come una minaccia, ma è quell'indecenza e quell'indifferenza che poco prima dell'omicidio caratterizzarono non solo la Sicilia (dove il padre si era trasferito per quell'infinita lotta contro la malavita organizzata) ma soprattutto lo stato e i politici.
Carlo Alberto Dalla Chiesa
Proprio loro infatti sapevano come i mafiosi volessero "scodellare" Dalla Chiesa, ed erano a conoscenza dei dibattiti pubblici in cui all'ordine del giorno vi era la domanda: "ma quando lo ammazziamo questo prefetto!?". Tutti sapevano, tutti ne parlavano, eppure non ci fu nemmeno un tentativo di sallvarlo, Carlo Alberto Dalla Chiesa era già diventato "cosa loro", era già morto.
Quello che, ancora di più, riempì Nando di rabbia fu poi il modo in cui l'intera Italia volesse che la famiglia del morto ammazzato reagisse. Già, perchè quando uccidono qualcuno il nome dell'omicida rimane sulla bocca di tutti, mentre quelli dei familiari, degli amici e dei parenti scompaiono piano piano tra i grossi titoli dei giornali e nessuno più vuole sentire i lamenti di quella gente, del resto davanti alla morte la famiglia deve solo piangere, niente di più! Per questo quando Nando si scucì di dosso questo ruolo da vittima rassegnata e cominciò a fare i nomi dei potenziali mandanti dell'omicidio del padre, l'intera società si accanì contro di lui e contro quelle due sorelle che in quel momento rappresentavano tutta la sua vita; in merito a ciò Nando ricorda rammaricato il titolo di un articolo uscito una settimana dopo la morte di Carlo Alberto su Il Giornale : "E ora gli orfani facciano silenzio!" e poi, sorridendo alza il libro che lui stesso pubblicò qualche anno dopo con la vera storia della morte del suo onesto papà.
Anche la vita di Nando, quindi, è stata e ancora oggi è una lotta contro gli stereotipi e l'illegalità perchè quando decise di fare quei nomi in tribunale si rese conto che, per dirlo con le sue parole, "Il potere ha una memoria da elefante ed è una memoria impersonale che, volente o nolente, ti porterai dietro per il resto della tua vita".
Infine con qualche divertente ricordo del suo rapporto con il padre conclude il suo intervento ribadendo di esser stato educato alla legalità non da un prefetto, da un generale o da un giurista, ma semplicemente da un padre che di Costituzione non ha mai parlato eppure gli ha sempre trasmesso quei principi di legalità e giustizia che forse solo l'amore può davvero insegnare.

 
G.P.

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