Lavoratori in sciopero a Mariano Comense. La proprietà della Almax, azienda produttrice di manichini, venerdì scorso ha comunicato l'avvio della procedura di mobilità per 76 persone su 102. Oggi i dipendenti hanno indetto uno sciopero di otto ore e organizzato un presidio fuori dalla fabbrica. Il timore è che la società voglia spostare l’intera produzione nella filiale aperta in Cina, dove vengono inviati i manichini grezzi per essere rifiniti.
Almax vanta clienti importanti, del calibro di H&M, e showroom dislocati nei grandi centri della moda mondiale, Parigi, New York e Toronto. Il catalogo dell’azienda annovera più di 800 modelli sfornati nel corso di oltre quaranta anni di storia. Eppure, né il blasone della clientela, né il prestigio delle vetrine internazionali e neppure la ricchezza delle proposte sembrano potere salvare i dipendenti dal licenziamento.
L’idea che il lavoro sarà spostato in Cina finora è solo un sospetto. Ma la procedura di mobilità è un fatto. Come è un fatto che, anche nella facoltosa Brianza, continua la pratica di delocalizzare la produzione in Paesi dove la manodopera costa meno. Con buona pace di quanti, qui da noi, perdono il lavoro. E alla faccia del made in Italy.
S.D.
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