“...Fai l'artista, te
ne freghi, ma in verità è la gente che se frega! Dici: che mi frega, sono un
artista, se vi va bene così, sennò cicca. Ma sai che gliene frega alla gente
che sei un artista! Sei un artista?”
Inizio con una frase di Andrea Pazienza, che è stato un
eccentrico fumettista e pittore italiano, perché credo rappresenti il modo in
cui viene percepita l’arte di questi tempi, in cui vengono considerati soltanto
i grandi maestri del passato e molto meno i giovani talentuosi, ma ancora poco
conosciuti e privi di raccomandazione.
Questo capita un po’ dappertutto e ovviamente anche nella nostra città, per questo è sbagliato affermare che “i giovani d’oggi non si danno mai da fare”, ma bisogna guardarsi un po’ intorno e scoprire che ci sono anche realtà diverse dalle grandi mostre che si tengono ogni anno a Villa Olmo, che esistono anche artisti della nostra città e molto bravi per giunta.
Tomaso Antinora e Antonio D’Erchie, dopo il loro “esordio”
in pubblico con una mostra di pittura e disegno al Chiostrino di S. Eufemia a Como, ora espongono a Cantù nello spazio che
la Pro Cantù
fornisce ai giovani artisti che vogliono esporre al pubblico i loro lavori. I due amici hanno iniziato il loro percorso artistico presso
l’Istituto d’arte Fausto Melotti di Cantù, ma sono andati ben oltre con uno
studio della figura umana, che è anche studio dell’interiorità e del pensiero e
attraversa tutti gli angoli più nascosti della psiche. Spesso l’arte è
espressione dell’ interiorità, la ricerca di una chiave interpretativa per
comprendere il mondo.
Molte volte davanti a un dipinto proviamo una sensazione di sospensione dallo spazio e dal tempo, che è prerogativa dell’esperienza estetica e, a mio avviso, le opere di Tomaso e Antonio ci portano a questo. I lavori esposti sono toccanti al punto di essere, in alcuni casi, commoventi, e possono colpire diversamente ciascuno in base alle esperienze vissute e al modo di percepire la realtà, ma di certo non lasciano indifferenti.
Oscar Wilde direbbe che “tutta l'arte è
completamente inutile”, ma è uno dei pochi modi che l’uomo ha
per indagare se stesso e la realtà, creandone un’altra, magari anche migliore,
dando vita a un mondo nuovo, tangente al nostro, ma totalmente diverso.
F.T.
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