“Il sole è pallido” mi ha detto ieri all’alba Laura di Como; cereo l’ha descritto Andrea da Bologna, annebbiato per Maria di Bergamo, rosato secondo Alessandra di Torino, “ritardatario” ha scherzato Salvatore da Palermo, sbiadito per Carmela di Bari e ancora, spento per Giovanni di Napoli, lento per Giulio di Cagliari, “timido” per il figlio di Antonia da Caserta , “quasi inibito” per i ragazzi delle scuole medie di Lecce, argentato per Davide di Trieste, bianco a detta di Giuseppe da Roma, candido per Anita di Perugia, più rossastro per il liceo di Alessandria e quasi infuocato per il Presidente della regione Liguria.
Già, ieri, 17 Marzo 2012, l’Italia si è alzata all’Alba e ha visto nascere quel sole che qualche ora dopo ha visto sparire dietro le onde del mare di Genova.
Nel giro di poche ore piazza Vittoria si è animata con striscioni, slogan e ragazzi di tutte le età che sventolavano bandiere in nome della legalità. La città tanto amata dal Faber è diventata in pochi minuti “Genova porta d’Europa”, porta che -come ha detto Don Ciotti- 100 mila persone hanno sbattuto in faccia ai mafiosi, a quelle persone che abitano la nostra amata Italia e predicano l’antistato.
Rosa, arancioni, rosse e gialle le tinte che hanno colorato la città ligure nella mattinata della XVII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
Erano presenti tutti: grandi, piccoli, donne e uomini, associazioni come AmmazzateciTutti di Reggio Calabria o AddioPizzo di Palermo e ancora i ragazzi di Milano per ricordare Lea Garofalo, le varie associazioni genovesi, gli scout di molte città e i diversi circoli Arci. Insomma c’erano davvero tutti, o meglio tutti quelli che vogliono fare di quest’Italia qualcosa per cui vale la pena di lottare con striscioni e ideali.
I cartelloni e le bandiere erano accompagnati da slogan come “Abbasso l’Italia dai malavitosi, 10, 100,1000 contro i mafiosi” o ancora il famoso “Noi il pizzo non lo paghiamo” e tra le file di persone e i loro striscioni si echeggiavano le parole di Mauro Rostagno: “Noi non vogliamo trovare un altro posto in questa società, ma creare una società in cui valga la pena di trovare un posto” e oltre alla conosciute citazioni di Borsellino e Impastato, in molti recitavano una delle più belle frasi di Falcone che sembravano rivolte proprio a Genova e ai suoi manifestanti: “A questa città vorrei dire: gli uomini passano, le idee restano e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini."
Il corteo partito da piazza Vittoria intorno alle 10 del mattino ha investito, così, tra urla e cartelloni, tutta la città ed è arrivato verso mezzogiorno in piazza Caricamento dove era stato allestito un palco con le bandiere e i cartelloni dell’associazione Libera che ha permesso l’intera manifestazione con l’appoggio della regione Liguria.
Una volta raccolte tutte le persone nel piazzale è stato letto un infinito elenco dei nomi delle vittime di mafia, precisamente 824 nomi di persone morte per mano della malavita organizzata dal 1893 fino ad oggi. Sarebbe inutile scrivere i nomi di quelli che in molti ritengono “i più importanti” perché non c’è differenza tra chi è stato sciolto nell’acido e chi è stato ucciso a colpi di kalashinikov, tra chi è stato murato vivo in qualche bunker e chi invece è stato fatto saltare in aria. La differenza consiste invece in chi è morto per lo Stato e chi per l’antistato, tra chi è stato colpito da una lupara e chi la lupara la teneva in mano.
Il silenzio commovente che si è creato dopo quell’interminabile elenco è stato poi tagliato dal forte timbro di voce di Don Ciotti, Presidente dell’associazione Libera, il quale ha ricordato a tutti di non farsi “perniciose illusioni” – come aveva detto Paolo Borsellino- perché la mafia esiste ora più che mai ma ha continuato dicendo che oggi più di ieri ci sono le speranze e i mezzi per ostacolare la malavita e ha ribadito il concetto secondo cui “i mafiosi non sono nessuno” e poi, riprendendo la citazione di Giovanni Falcone, ha dato ancora speranza a tutte quelle persone che erano presenti: “La mafia non è un fatto invincibile: è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà una fine”.
Il discorso di Ciotti si è poi incentrato sul tema della libertà e quindi ha ricordato a tutti quale grande dono è la possibilità di scegliere senza essere condizionati da qualcuno e subito dopo si è appellato a tutti i rapitori dicendo loro di liberare gli ostaggi, vittime di un sistema che non funziona.
Successivamente il presidente di Libera ha ricordato alcuni omicidi di mafia recenti facendo i nomi di Lea Garofalo e di Vincenzo Liguori e poi ha raccontato la straziante storia di Giuseppe Letizia, ragazzo di 13 anni che assistette all’omicidio di Placido Rizzotto e per questo venne portato all’ospedale Dei Bianchi diretto da Michele Navarra, boss mafioso che lo fece uccidere con un’iniezione letale.
In seguito Don Ciotti infastidito dalle ultime novità sul concorso esterno in associazione mafiosa ha chiesto come è possibile non credere più in quel reato e ha continuato urlando: “Il concorso esterno esiste ed è stato utile alla magistratura per incidere nella zona grigia”, quella zona grigia che non è facile da individuare ma che è importante eliminare perché ha permesso di attuare la trattativa Stato-mafia. Secondo Ciotti “non è possibile indebolire il concorso esterno, pagheremo negli anni questo prezzo se questo avviene nella lotta alla mafia, perché indebolirlo è un modo di rendere meno forte l’attività di contrasto del fenomeno mafioso” e ha proseguito dicendo: “ ho il dubbio che non sia casuale tutto questo, che nella testa di qualcuno fa parte di una strategia, l’abbiamo già vista questa storia. È 150 anni che in Italia si parla di mafia, ci sarà pure una ragione!”. Il discorso è continuato con la condanna all’omertà, all’indifferenza, alla rassegnazione perché “la verità passeggia dentro le nostre città!” e poi si è parlato del bisogno di rafforzare le nostre leggi, di migliorare i servizi di controllo, di perseverare, di continuare a condannare quello che non va e si è ricordato che i soldi usati dalla mafia sono soldi nostri, e non possiamo ignorare ciò che succede, ma dobbiamo far tornare una vera politica, rigorosa, seria, al servizio del bene comune e bisogna appoggiare tutto questo, dare il nostro contributo perché l’ Italia, così come l’Europa, è “cosa nostra”. Ciotti ha parlato dunque di impegno sociale, di lavoro e di scuola, ha parlato dell’importanza che i giovani hanno in questi cambiamenti che l’Italia ha da affrontare e con la speranza negli occhi ha concluso il suo discorso parlando dell’importanza del 21 Marzo, giornata della memoria in onore di tutte le vittime di mafia, e ringraziando tutti i presenti per aver preferito l’alzarsi all’alba che dormire cullati dal silenzio dell’omertà.
Nel pomeriggio si sono svolti in vari punti della città numerosi seminari e spettacoli teatrali ai quali hanno partecipato Nando Dalla Chiesa, Vincenzo Agostino, Mauro Croce, Francesco Forgione, diversi parenti delle vittime di mafia e molte altre persone che sono in prima linea nella lotta alla mafia. In questo modo le bandiere di Libera, gli striscioni e gli slogan si sono sparpagliati per la città inondando Genova con ideali di giustizia; nella città decantata da De Andrè ovunque, persino “nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi” si è levato un urlo di legalità caratterizzato da dibattiti, confronti, seminari e coinvolgenti esibizioni.
Solo verso le sei di sera la città ligure ha cominciato a spopolarsi per lasciare spazio a quel sole ormai stanco che ha illuminato tutto il giorno le nostre bandiere colorate. Così, Genova è tornata nel giro di un’ora la solita pittoresca città di mare con qualche consapevolezza in più, anzi con la certezza di aver aperto le proprie porte a quelle centomila persone che hanno scelto la giustizia.
E chissà se dopo questa grande partecipazione le preoccupanti statistiche sulle attività mafiose nel ligure si abbasseranno. Quello che auguro alla nostra bella Italia è che la lotta contro la malavita organizzata continui e superi quei grandi ostacoli che bisogna affrontare oggi o meglio spero - per dirlo con le parole di Nando Dalla Chiesa - “ che la primavera arrivi e faccia sbocciare una nuova coscienza collettiva contro la mafia. E Che lo faccia ovunque, partendo da Genova.”
G.P.
Un piccolo ma importante ringraziamento personale, oltre che a chi ha reso possibile la manifestazione del 17 marzo 2012, va all’associazione Lega Ambiente di Como e soprattutto a quei ragazzi comaschi che da qualche mese si sono attivati per fondare una sede di Libera qui a Como e che ieri hanno dato il via alla loro attività organizzando un autobus che ha garantito il trasporto a chiunque volesse partire da Como per partecipare al corteo antimafia di Genova.
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