domenica 17 marzo 2013

Argo



Un Oscar al miglior film davvero meritato per Argo di Ben Affleck, sceneggiatura basata su fatti realmente accaduti. 

Iran, dicembre 1979, il popolo rivoluzionario seguace dell’Ayatollah Khomeini irrompe nella sede dell’ambasciata americana a Teheran per ottenere il rimpatrio dello Shah, rifugiatosi negli Usa. Sei funzionari riescono a  scampare all’assalto e a nascondersi presso la residenza di diplomatici canadesi. Priorità del governo degli Stati Uniti diventa far rimpatriare questi sei uomini prima che gli iraniani scoprano della loro esistenza.
Una corsa contro il tempo, dunque, è quella che vede protagonista Tony Mendez (Ben Affleck), agente della Cia incaricato di dirigere l’operazione di esfiltrazione. La sua missione di copertura  è rischiosa, fantasiosa, ma necessaria: fingere che i sei diplomatici facciano parte di una troupe cinematografica canadese  giunta nella capitale iraniana per produrre un film di fantascienza intitolato, appunto, Argo.

“Alieni e robot? Vuole dirmi che esiste una produzione a Hollywood, adesso, sovvenzionata dalla Cia?”
(…)
“Abbiamo solo cattive opzioni, dobbiamo trovare la migliore.”
“Non c’è una migliore cattiva idea di questa?”
“Questa è la migliore cattiva idea che abbiamo, di gran lunga.”


È difficile descrivere Argo, farlo rientrare in un’unica definizione di genere: non è infatti un semplice thriller, dal momento che i classici ingredienti da film di spionaggio (passaporti falsi, servizi segreti, identità inventate) si fondono da una parte con notiziari e telegiornali in grado di conferire attendibilità storica alla  pellicola, dall’altra con scene ambientate sul set hollywoodiano che permettono di introdurre con tono ironico e scanzonato una riflessione sugli eventi narrati e sulla responsabilità delle varie parti in gioco.
Cronaca, cinema, azione: tre diversi temi che Ben Affleck sceglie di intrecciare attraverso il fil rouge del graphic novel. Nel corso del film le immagini di fumetti tornano più volte: compaiono nel prologo,per riassumere brevemente i fatti salienti della rivoluzione iraniana, sono disegnati come bozza di presentazione per la finta sceneggiatura e, di conseguenza, diventano un dettaglio fondamentale per rendere credibile la missione sotto copertura di Mendez. Una scelta registica originale che permette allo spettatore di andare oltre alle vicende accattivanti e drammatiche dell’intreccio, fino a cogliere le analogie profonde nella storia.

Argo è quindi un film coinvolgente e allo stesso tempo straniante, capace di tenere sì il pubblico con il fiato sospeso fino alla fine, ma anche di ricordargli di guardare la pellicola con occhio critico e distaccato. Il mancato approfondimento psicologico dei personaggi, infatti, non permette all’audience di immedesimarsi né con il protagonista, eroe coraggioso, tutto d’un pezzo, privo di dubbi o ripensamenti, né con i sei diplomatici americani, uomini il cui dramma emotivo rimane solo abbozzato.
Ben Affleck ha preferito generare pensieri e non lacrime nel suo spettatore. È questa la scelta vincente.
G.C.


Argo sarà proiettato domani sera, 18 marzo, al cinema Gloria, ore 21.00.

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