Un Oscar al miglior film davvero meritato per Argo di Ben Affleck, sceneggiatura basata
su fatti realmente accaduti.
Iran, dicembre 1979, il popolo rivoluzionario seguace
dell’Ayatollah Khomeini irrompe nella sede dell’ambasciata americana a Teheran
per ottenere il rimpatrio dello Shah, rifugiatosi negli Usa. Sei funzionari
riescono a scampare all’assalto e a
nascondersi presso la residenza di diplomatici canadesi. Priorità del governo degli
Stati Uniti diventa far rimpatriare questi sei uomini prima che gli iraniani
scoprano della loro esistenza.
Una corsa contro il tempo, dunque, è quella che vede
protagonista Tony Mendez (Ben Affleck), agente della Cia incaricato di dirigere
l’operazione di esfiltrazione. La sua missione di copertura è rischiosa, fantasiosa, ma necessaria: fingere
che i sei diplomatici facciano parte di una troupe cinematografica canadese giunta nella capitale iraniana per produrre un
film di fantascienza intitolato, appunto, Argo.
(…)
“Abbiamo solo cattive
opzioni, dobbiamo trovare la migliore.”
“Non c’è una migliore
cattiva idea di questa?”
“Questa è la migliore
cattiva idea che abbiamo, di gran lunga.”
È difficile descrivere Argo,
farlo rientrare in un’unica definizione di genere: non è infatti un semplice
thriller, dal momento che i classici ingredienti da film di spionaggio (passaporti
falsi, servizi segreti, identità inventate) si fondono da una parte con notiziari
e telegiornali in grado di conferire attendibilità storica alla pellicola, dall’altra con scene ambientate sul
set hollywoodiano che permettono di introdurre con tono ironico e scanzonato
una riflessione sugli eventi narrati e sulla responsabilità delle varie parti
in gioco.
Cronaca, cinema, azione: tre diversi temi che Ben Affleck
sceglie di intrecciare attraverso il fil rouge del graphic novel. Nel corso del
film le immagini di fumetti tornano più volte: compaiono nel prologo,per riassumere
brevemente i fatti salienti della rivoluzione iraniana, sono disegnati come
bozza di presentazione per la finta sceneggiatura e, di conseguenza, diventano
un dettaglio fondamentale per rendere credibile la missione sotto copertura di
Mendez. Una scelta registica originale che permette allo spettatore di andare
oltre alle vicende accattivanti e drammatiche dell’intreccio, fino a cogliere
le analogie profonde nella storia.
Argo è quindi un
film coinvolgente e allo stesso tempo straniante, capace di tenere sì il
pubblico con il fiato sospeso fino alla fine, ma anche di ricordargli di
guardare la pellicola con occhio critico e distaccato. Il mancato
approfondimento psicologico dei personaggi, infatti, non permette all’audience
di immedesimarsi né con il protagonista, eroe coraggioso, tutto d’un pezzo, privo
di dubbi o ripensamenti, né con i sei diplomatici americani, uomini il cui
dramma emotivo rimane solo abbozzato.
Ben Affleck ha preferito generare pensieri e non lacrime nel
suo spettatore. È questa la scelta vincente.
G.C.
Argo sarà proiettato
domani sera, 18 marzo, al cinema Gloria, ore 21.00.
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