Da qualche settimana sono venuta a conoscenza dell’esistenza
dell’associazione ComoGayLesbica e inizialmente sono rimasta stupita dal fatto che
un’organizzazione con lo scopo di dare
voce e supporto alla comunità LGBT (lesbiche,gay,bisex,transgender) fosse nata
proprio qui, in questa città lacustre che da sempre non lascia spazio a chi
vuole dire o fare qualcosa controcorrente.
Creata nel 2009 quest’ associazione ha partecipato
ed organizzato diversi convegni sui diritti degli omosessuali e ha portato
avanti molti progetti culturali come l’allestimento della mostra itinerante “Storia
di una consapevolezza” e la creazione della rassegna cinematografica “Sotto lo
stesso cielo”.
ComoGayLesbica si batte dunque per i diritti di chi,
secondo la chiesa e diversi personaggi politici, non dovrebbe poter professare
il proprio amore poiché “sbagliato”. Sarebbe bello spiegare a queste persone
che chi urta la sensibilità della gente non sono due donne che si tengono per
mano o due uomini che si baciano per strada ma piuttosto il Rubygates e il
bunga-bunga. Ma non divaghiamo.
Dopo aver scoperto dell’esistenza di questa
associazione che contrasta l’omofobia ho cominciato a chiedere ai cittadini
comaschi se conoscessero questa piccola realtà locale e che opinioni avessero a
riguardo. Inutile dire che, nonostante la buona intenzione dei fondatori e dei
soci di ComoGayLesbica, il sondaggio ha dimostrato quanto chiusa e ottusa sia
la mentalità comasca. Su un campione di 30 persone, infatti, solo 6 sono favorevoli ai diritti degli omosessuali
e contribuirebbero per migliorare le condizioni della comunità locale LGBT e di
questi pochi comaschi solo una persona era a conoscenza dell’associazione. Ma la
cosa più preoccupante è che alla mia domanda : “Credete che sia giusto aiutare
quest’organizzazione nel suo intento?” ben 8 persone mi hanno risposto: “la
legge della natura dice che le coppie devono essere formate da un uomo e una
donna” oppure “se si è malati è il caso di farsi curare”.
Così, un po’ demoralizzata ma comunque determinata
nel conoscere meglio e aiutare a promuovere i progetti di quest’associazione,
ho scritto ai membri di ComoGayLesbica nella speranza di avere da loro dati e
informazioni più rassicuranti di quelle raccolte per le vie della ridente città
comasca ma purtroppo, poco dopo, ho ricevuto una mail dall’associazione dove mi
veniva spiegato che a breve avrebbe chiuso i battenti “per mancanza di persone
che si vogliono impegnare e mettere la faccia”.
Già, Como si
è arresa davanti ai pregiudizi di una comunità troppo ottusa per capire che i
problemi e le malattie sono altri. Proprio come tre anni prima i fondatori di
questa realtà avevano creduto di combattere l’omofobia, così anche io leggendo
di ComoGayLesbica avevo pensato che forse, allora, anche qui, avremmo potuto
essere testimoni di un miglioramento ma evidentemente mi sbagliavo,
evidentemente essere gay, lesbiche o bisex è ancora un reato punibile con la
pubblica derisione e diffamazione. Un applauso a tutte quelle persone che ogni
giorno ricordano agli omosessuali che essere parte di una comunità LGBT è
sbagliato perché poco naturale.
Come si può giudicare una persona per i sentimenti
che prova e cerca di esternare? Come è possibile essere così chiusi quando in tutto
il resto del mondo si parla di libertà di espressone? La deludente risposta a
questi interrogativi l’ha data uno dei
passanti intervistati: “ Essere gay a Como!? No, no qui siamo sempre stati
tutti bene; se qualcuno ha una qualche deviazione sessuale è solo perché adesso va di moda!”.
G.P.
Como è una città chiusa ma per fortuna c'è ancora gente che la pensa come voi, grandi civette!!
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