domenica 17 marzo 2013

Como: no a quei malati degli omosessuali!


Da qualche settimana sono venuta a conoscenza dell’esistenza dell’associazione ComoGayLesbica e inizialmente sono rimasta stupita dal fatto che un’organizzazione con  lo scopo di dare voce e supporto alla comunità LGBT (lesbiche,gay,bisex,transgender) fosse nata proprio qui, in questa città lacustre che da sempre non lascia spazio a chi vuole dire o fare qualcosa controcorrente.
Creata nel 2009 quest’ associazione ha partecipato ed organizzato diversi convegni sui diritti degli omosessuali e ha portato avanti molti progetti culturali come l’allestimento della mostra itinerante “Storia di una consapevolezza” e la creazione della rassegna cinematografica “Sotto lo stesso cielo”.
ComoGayLesbica si batte dunque per i diritti di chi, secondo la chiesa e diversi personaggi politici, non dovrebbe poter professare il proprio amore poiché “sbagliato”. Sarebbe bello spiegare a queste persone che chi urta la sensibilità della gente non sono due donne che si tengono per mano o due uomini che si baciano per strada ma piuttosto il Rubygates e il bunga-bunga. Ma non divaghiamo.

Dopo aver scoperto dell’esistenza di questa associazione che contrasta l’omofobia ho cominciato a chiedere ai cittadini comaschi se conoscessero questa piccola realtà locale e che opinioni avessero a riguardo. Inutile dire che, nonostante la buona intenzione dei fondatori e dei soci di ComoGayLesbica, il sondaggio ha dimostrato quanto chiusa e ottusa sia la mentalità comasca. Su un campione di 30 persone, infatti,  solo 6 sono favorevoli ai diritti degli omosessuali e contribuirebbero per migliorare le condizioni della comunità locale LGBT e di questi pochi comaschi solo una persona era a conoscenza dell’associazione. Ma la cosa più preoccupante è che alla mia domanda : “Credete che sia giusto aiutare quest’organizzazione nel suo intento?” ben 8 persone mi hanno risposto: “la legge della natura dice che le coppie devono essere formate da un uomo e una donna” oppure “se si è malati è il caso di farsi curare”.  
Così, un po’ demoralizzata ma comunque determinata nel conoscere meglio e aiutare a promuovere i progetti di quest’associazione, ho scritto ai membri di ComoGayLesbica nella speranza di avere da loro dati e informazioni più rassicuranti di quelle raccolte per le vie della ridente città comasca ma purtroppo, poco dopo, ho ricevuto una mail dall’associazione dove mi veniva spiegato che a breve avrebbe chiuso i battenti “per mancanza di persone che si vogliono impegnare e mettere la faccia”.
 Già, Como si è arresa davanti ai pregiudizi di una comunità troppo ottusa per capire che i problemi e le malattie sono altri. Proprio come tre anni prima i fondatori di questa realtà avevano creduto di combattere l’omofobia, così anche io leggendo di ComoGayLesbica avevo pensato che forse, allora, anche qui, avremmo potuto essere testimoni di un miglioramento ma evidentemente mi sbagliavo, evidentemente essere gay, lesbiche o bisex è ancora un reato punibile con la pubblica derisione e diffamazione. Un applauso a tutte quelle persone che ogni giorno ricordano agli omosessuali che essere parte di una comunità LGBT è sbagliato perché poco naturale.
Come si può giudicare una persona per i sentimenti che prova e cerca di esternare? Come è possibile essere così chiusi quando in tutto il resto del mondo si parla di libertà di espressone? La deludente risposta a questi interrogativi  l’ha data uno dei passanti intervistati: “ Essere gay a Como!? No, no qui siamo sempre stati tutti bene; se qualcuno ha una qualche deviazione sessuale è solo perché  adesso va di moda!”.
                                                                                   
G.P.

1 commento:

  1. Como è una città chiusa ma per fortuna c'è ancora gente che la pensa come voi, grandi civette!!

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