Presenza accertata di locali di ’ndrangheta ad Erba, Canzo, Cabiate e Mariano Comense, 62 immobili sequestrati, fiumi di cocaina che fluiscono per tutta la Brianza, un bar canturino che veicola i messaggi in codice della malavita: questa è la drammatica situazione della provincia di Como. Come reagire a tutto ciò?
Una risposta sembra giungere da Cermenate: grazie alla collaborazione tra l’Amministrazione Comunale, l’associazione Jus Vitae Onlus, CISL - progetto San Francesco, la villa di Via Di Vittorio - sequestrata alla criminalità nel 2007 - verrà trasformata in laboratorio attivo contro le mafie.
Ne parla il responsabile del progetto, Alessandro De Lisi: «Per ristrutturare l'edificio, il 14 novembre abbiamo lanciato una raccolta fondi nazionale, in modo da permettere a chiunque di partecipare: non vogliamo essere padroni a casa nostra, ma fratelli in casa di tutti. La villa vuole essere un simbolo della sconfitta della criminalità organizzata e vorremmo trovare altri spazi sul territorio per portare avanti le nostre iniziative».
La struttura, infatti, ospiterà un centro europeo di alta formazione contro le mafie dedicato a Giorgio Ambrosoli, dotato anche di una biblioteca tematica. De Lisi spiega i contorni del progetto: «Vogliamo lavorare su due piani. Il primo, che definirei di carattere cultural-sociale, si chiama “Itinera”: spiegheremo come funziona il crimine organizzato, perché solo conoscendo il nemico lo puoi sconfiggere. L'altro percorso prende il nome di “Strumenti”: vogliamo prima elaborare con degli esperti e poi discutere con la cittadinanza una serie di mezzi legislativi, ma anche economici, sociali e politici, per avanzare proposte concrete di risoluzione del problema delle mafie».
In effetti, questi strumenti sarebbero più che mai utili per arginare il danno economico che il crimine organizzato apporta al nostro territorio. Un esempio lampante è l’ospedale S. Anna di San Fermo: costato 160 milioni di euro, le sue fondamenta conterrebbero 2mila tonnellate di bentonite, amianto ed eternit. La costruzione è stata affidata alla Perego Strade, una di quelle aziende sequestrate ed uccise dalla 'ndrangheta. Ciò dimostra che, dove c’è criminalità organizzata, le risorse pubbliche vengono sprecate: tanti soldi per un ospedale infetto nelle sue fondamenta. Quando la mafia prende il controllo di un’azienda, non ne accresce il valore, ma lo azzera, generando una perdita per il nostro tessuto produttivo. A proposito, De Lisi aggiunge che il falso in bilancio e l’evasione fiscale (pari a 120 miliardi l’anno) sono metodi con cui il crimine organizzato raccoglie fondi neri: una soluzione potrebbe essere “considerare l’evasione fiscale come reato associativo grave”.
Ma oltre al danno economico, c’è la ferita istituzionale. «La mafia dialoga politicamente con destra e sinistra» sostiene De Lisi. «Il vero dramma in Italia è che abbiamo un parlamento che concorre al rafforzamento del crimine organizzato: non stiamo facendo nulla per sconfiggerlo, l’agenda politica è sempre stata inadempiente in questo senso». Queste parole diventano ancora più significative se si pensa a quanto varie inchieste stanno facendo emergere sulla trattativa che mafia e Stato avrebbero intavolato nei primi anni '90. Senza andare tanto lontano nel tempo e nello spazio, basta pensare al Comune di Desio, commissariato nel 2010 per il coinvolgimento di esponenti della giunta con la 'ndrangheta locale. Alla luce di tutto questo, si capisce la necessità dei nuovi strumenti di cui parla De Lisi: «La prima riforma da fare in questo senso è riconoscere il voto di scambio come crimine associativo grave di tipo mafioso».
Andrea Terraneo e S. D.
Andrea Terraneo e S. D.
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