Le fabbriche
continuano a chiudere, anche nella ricca Brianza. E quando la crisi non c’entra,
ci si mettono imprenditori senza troppi scrupoli. A Carugo, in provincia di
Como, i lavoratori della Tamburini (nella foto), specializzata in rivestimenti anticorrosivi
e antiabrasivi con materiali elastomerici, hanno occupato la fabbrica per
impedire che i macchinari fossero portati via.
A inizio settembre, la proprietà
aveva annunciato di averli venduti e i 54 dipendenti si erano subito allarmati,
consapevoli del fatto che il passo successivo sarebbe stata la chiusura della
ditta e la perdita del lavoro. Oggi, la decisione di occupare, pur garantendo
di mandare avanti le attività.
I sindacati in
mobilitazione, Filctem-Cgil e Femca-Cisl, spiegano le ragioni della protesta: «Con
questa vendita si pregiudica qualsiasi possibilità di prosecuzione del lavoro.
Vogliamo impedire alla proprietà la dispersione della capacità produttiva
compromettendo l’occupazione». Chiedono pertanto l’intervento delle istituzioni
a tutela del lavoro dei dipendenti e rimproverano all’azienda uno scarso interesse
nei confronti del loro futuro occupazionale. I sindacati negano che l’azienda
sia in crisi e parlano di numerose commesse di lavoro, anche recenti, e di
diverse proposte di acquisto della ditta da parte di imprese concorrenti.
Perché allora vendere i macchinari e chiudere tutto? Dietro a questa scelta,
una spregiudicata manovra alle spalle dei lavoratori: tra proprietà immobiliare
e proprietà industriale ci sarebbe un accordo per trasformare l’area della
fabbrica in zona ad uso residenziale.
S.D.
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