C’è poco da stupirsi se all’ultima mostra cinematografica di
Venezia oltre a rimanere a mani vuote un membro della giuria ha criticato i
film italiani presenti in concorso per il loro provincialismo. Semplicemente,
non è la prima volta che succede.
E quindi i film italiani, seguendo ciò che è
stato detto, parlerebbero della nostra realtà senza però andare oltre alla
messa in scena della propria società. Mancanza di temi universali, quindi.
Mancanza di storie comprensibili dal resto del mondo e di un’elaborazione
profonda della narrazione perché quest’ultima è esclusivamente legata alla
realtà e alle tematiche che ci circondano.
Ci ha pensato Bellocchio a rispondere a questa provocazione. Il regista ha partecipato alla mostra con Bella addormentata ; film che racconta l’Italia durante i giorni del caso Englaro. “Non ci vengano a dare lezioni su che cosa gli italiani dovrebbero raccontare al cinema. Mi sembra un giudizio idiota. Non vuol dire niente, di queste imbecillità ne ho piene le scatole. Da un giurato mi aspetterai altro, che faccia la fatica di spiegare le ragioni perché un film non gli è piaciuto. Il mio dubbio è che chi dice queste cose viene da una cultura che parla inglese, poco sensibile alle sfumature”, furioso, Bellocchio promette che questo sarà l’ultimo Festival a cui parteciperà con un film.
Dopo queste polemiche è spontaneo chiedersi come sia possibile che molti film italiani, veri protagonisti di Festival internazionali ( basti guardare l’accoglienza estera di Vincere dello stesso Bellocchio qualche anno fa) vengano snobbati all’interno di un festival che oltre a raccogliere pellicole da tutto il mondo è prima di tutto italiano. Chi ha ragione allora? Quella della giuria è esclusivamente un’inutile lezione di regia, come l’ha definita Bellocchio, oppure c’è qualcosa che non va nel modo di raccontare storie dei nostri registi?
Per rispondere a questo quesito bisogna dire che esistono, prima di tutto, molte differenze nelle varie cinematografie soprattutto per quanto riguarda il loro rapporto con il reale. Prendiamo il cinema americano e il cinema italiano in generale. In quest’ultimo è sempre stata più forte la presenza di temi politici, temi storici e nel rapporto tra uomo e società. Anche l’America ha un grande rapporto con il reale ma è più filtrato da molte convenzioni, in primis quelle di genere. Un esempio? Il film Nemico Pubblico di Michael Mann ( presidente della giuria nell’ultima mostra di Venezia) è uno spaccato sull’America degli anni trenta. Essendo un Biopic su John Dillinger è impossibile non rintracciare diversi spunti sulla società americana di quel periodo, ma essendo un film di genere, chiunque può gustarselo come un grande action movie o un ottimo noir.
Ma attenzione: l’America stessa è protagonista, un po’ come l’Italia, di crudi spaccati politici e sociali. Basti pensare a registi come Oliver Stone e Spike Lee con i loro film su presidenti, guerre e razzismo. E vogliamo parlare di alcuni film del grande Martin Scorsese che hanno caratterizzato benissimo, spesso con trame minimali, l’universo marginale di Little Italy? Eppure tutti questi registi sono osannati nel mondo quanto negli Stati Uniti. Ma senza andare troppo lontano: se si vuole un paragone in quel convenzionale rapporto tra cinema americano e italiano basti pensare a due film diversissimi, entrambi in concorso a Venezia. Uno è The Master, del californiano Paul Thomas Anderson. Il secondo è il già citato Bella Addormentata di Bellocchio. Per il suo film ispirato chiaramente a Scientology, Anderson ha chiarito fin dall’inizio che il tema della storia non era legato alla famosa setta. Anderson si è ispirato a Hubbard ma ha voluto parlare d’altro concentrando tutti gli sforzi su una nuova storia e sui suoi personaggi.
Al contrario, in Italia, quando i giornalisti parlano di Bella addormentata citano prima di tutto il “ tema scottante” del film. Lo stesso Bellocchio è stato protagonista di dibattiti e di programmi televisivi in cui dal film si passava spesso a parlare dell’eutanasia e della società italiana in generale. Ma come nel film di Anderson, in Bella Addormentata ci sono storie e personaggi unici. Eluana non è il tema principale e nemmeno “ L’Italia in coma” come l’hanno definita molti giornalisti dopo aver visionato la pellicola. Il rapporto, la lotta tra vita e morte, l’amore stesso sono la vere forze portanti dell’opera. Cos’ha di provinciale la vicenda di due giovani, un ragazzo e una ragazza, appartenenti a due schieramenti opposti che si innamorano perdutamente l’uno dell’altra?
La verità è che il film di Bellocchio, come molti film italiani, non rinuncia ai temi forti dell’attualità e del passato, subendone un grande fascino e una forte influenza; ma, come molti degli stessi registi americani e del resto del mondo, sono grandi film quando, oltre a questa influenza a volte un po’ complessa, non rinunciano a raccontare i sentimenti umani con le loro storie, che sono in questo caso universali. Questo non significa che in Italia non esistano film autoreferenziali, chiusi nel loro modo di rappresentarsi. Ma sapete, cari giurati della 69° Mostra di Venezia, come al solito, non è questo il caso.
Ci ha pensato Bellocchio a rispondere a questa provocazione. Il regista ha partecipato alla mostra con Bella addormentata ; film che racconta l’Italia durante i giorni del caso Englaro. “Non ci vengano a dare lezioni su che cosa gli italiani dovrebbero raccontare al cinema. Mi sembra un giudizio idiota. Non vuol dire niente, di queste imbecillità ne ho piene le scatole. Da un giurato mi aspetterai altro, che faccia la fatica di spiegare le ragioni perché un film non gli è piaciuto. Il mio dubbio è che chi dice queste cose viene da una cultura che parla inglese, poco sensibile alle sfumature”, furioso, Bellocchio promette che questo sarà l’ultimo Festival a cui parteciperà con un film.
Dopo queste polemiche è spontaneo chiedersi come sia possibile che molti film italiani, veri protagonisti di Festival internazionali ( basti guardare l’accoglienza estera di Vincere dello stesso Bellocchio qualche anno fa) vengano snobbati all’interno di un festival che oltre a raccogliere pellicole da tutto il mondo è prima di tutto italiano. Chi ha ragione allora? Quella della giuria è esclusivamente un’inutile lezione di regia, come l’ha definita Bellocchio, oppure c’è qualcosa che non va nel modo di raccontare storie dei nostri registi?
Per rispondere a questo quesito bisogna dire che esistono, prima di tutto, molte differenze nelle varie cinematografie soprattutto per quanto riguarda il loro rapporto con il reale. Prendiamo il cinema americano e il cinema italiano in generale. In quest’ultimo è sempre stata più forte la presenza di temi politici, temi storici e nel rapporto tra uomo e società. Anche l’America ha un grande rapporto con il reale ma è più filtrato da molte convenzioni, in primis quelle di genere. Un esempio? Il film Nemico Pubblico di Michael Mann ( presidente della giuria nell’ultima mostra di Venezia) è uno spaccato sull’America degli anni trenta. Essendo un Biopic su John Dillinger è impossibile non rintracciare diversi spunti sulla società americana di quel periodo, ma essendo un film di genere, chiunque può gustarselo come un grande action movie o un ottimo noir.
Ma attenzione: l’America stessa è protagonista, un po’ come l’Italia, di crudi spaccati politici e sociali. Basti pensare a registi come Oliver Stone e Spike Lee con i loro film su presidenti, guerre e razzismo. E vogliamo parlare di alcuni film del grande Martin Scorsese che hanno caratterizzato benissimo, spesso con trame minimali, l’universo marginale di Little Italy? Eppure tutti questi registi sono osannati nel mondo quanto negli Stati Uniti. Ma senza andare troppo lontano: se si vuole un paragone in quel convenzionale rapporto tra cinema americano e italiano basti pensare a due film diversissimi, entrambi in concorso a Venezia. Uno è The Master, del californiano Paul Thomas Anderson. Il secondo è il già citato Bella Addormentata di Bellocchio. Per il suo film ispirato chiaramente a Scientology, Anderson ha chiarito fin dall’inizio che il tema della storia non era legato alla famosa setta. Anderson si è ispirato a Hubbard ma ha voluto parlare d’altro concentrando tutti gli sforzi su una nuova storia e sui suoi personaggi.
Al contrario, in Italia, quando i giornalisti parlano di Bella addormentata citano prima di tutto il “ tema scottante” del film. Lo stesso Bellocchio è stato protagonista di dibattiti e di programmi televisivi in cui dal film si passava spesso a parlare dell’eutanasia e della società italiana in generale. Ma come nel film di Anderson, in Bella Addormentata ci sono storie e personaggi unici. Eluana non è il tema principale e nemmeno “ L’Italia in coma” come l’hanno definita molti giornalisti dopo aver visionato la pellicola. Il rapporto, la lotta tra vita e morte, l’amore stesso sono la vere forze portanti dell’opera. Cos’ha di provinciale la vicenda di due giovani, un ragazzo e una ragazza, appartenenti a due schieramenti opposti che si innamorano perdutamente l’uno dell’altra?
La verità è che il film di Bellocchio, come molti film italiani, non rinuncia ai temi forti dell’attualità e del passato, subendone un grande fascino e una forte influenza; ma, come molti degli stessi registi americani e del resto del mondo, sono grandi film quando, oltre a questa influenza a volte un po’ complessa, non rinunciano a raccontare i sentimenti umani con le loro storie, che sono in questo caso universali. Questo non significa che in Italia non esistano film autoreferenziali, chiusi nel loro modo di rappresentarsi. Ma sapete, cari giurati della 69° Mostra di Venezia, come al solito, non è questo il caso.
A.C.
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