Di fronte all’annegamento sociale è ora di salvarsi e Leo Bianchi, giovane comasco, ci fa vedere come è possibile: con un salvagente? No, con un concerto.
C'era una volta uno scrittore che immaginava un futuro in cui la libertà di pensiero era un un’utopia, la cultura un reato, leggere proibito e la popolazione inebetita dall’’abuso di psicofarmaci e televisione. Un futuro in cui i pompieri non spegnevano gli incendi ma li appiccavano e godevano nel vedere la carta dei volumi bruciare alla temperatura di F° 451. Lontano questo futuro, dite, no?
Ma aspettate, sostituiamo in questa visone “ cultura” con “musica”. Immaginiamo, allora, una società in cui la libertà di svagarsi non è che utopia, fare rumore un reato, la musica quasi proibita e la popolazione inebetita dalla noia e dalla pigrizia. Una società in cui non il fuoco ma l’acqua e soprattutto la sua fama è finita con l’annegare qualsiasi aspirazione musicale. Lo vedete ancora così lontano? Io no, anzi, fin troppo vicino: Como. Como in cui tutto è allagato dalla notorietà del lago: nient’altro che ondate di pizzerie, barettini e ristorantini per inondazioni di visitatori. E i paladini del comune sono i nostri pompieri: non fanno che favorire queste inondazioni, invece che fermarle, promuovendo eventi che non smuoverebbero più di un turista o un over sessantenne. Fortunatamente c’è qualcuno che non ha avuto bisogno dell’arrivo dello tsunami per ribellarsi a questo torpore lacustre. Si è rimboccato le maniche , munito di scatola di attrezzi e, invece di continuare a lamentarsi dell’’annegamento musicale di Como, passo dopo passo, tubo dopo tubo, ha munito la città di un impianto con i fiocchi: lo ha costruito al tempio e inaugurato il 30 settembre, con i Marta sopra.
L’uomo della situazione è Leo Bianchi; l’agenzia, Auto Rock Produzioni; il progetto, I “ Marta sui tubi “, gruppo di un certo rilievo nella scena rock italiana, gratis a Como. Naturalmente l’iniziativa non è nata dal nulla; da buon idraulico che si rispetti Leo ha progettato accuratamente e dettagliatamente l’impianto. Il disegno ha avuto inizio a Luglio, quando con la sua per ora autogestita “Auto Rock Produzioni” decide che Como ha bisogno di una bella scrollata e I marta con il loro sound focheggiante ma molto ritmato sono quello che ci vuole per risvegliare la città. A testa alta e petto in fuori si reca, perciò, dal comune per chiedere il permesso della realizzazione dell’evento. La determinazione lo spinge. Non si sente un don Chisciotte, il Comune non è il suo mulino, perché sa che il suo è un progetto realizzabile. Le previsioni si rivelano esatte, il comune diffida ma concede. Dall’alto del suo potere squadra leo, che sia innocuo? Il verdetto è sì, ma che porti da solo il peso del suo fardello, vuole un concerto, e così sia, ma non chieda di più! Niente ostacoli, ma nemmeno aiuti. E così, Leo, munito di contatti ma non di sponsor, si affanna nella ricerca di finanziamenti. Molte porte gli si aprono, più di quante si aspettasse: “ Feltrinelli” ; “Pura vida”… contribuiscono entusiaste all’iniziativa. Non tutti, però, possono permettersi concessioni in denaro, c’è chi allora che pur di aiutare , mette a disposizione quello che ha: chi la propria tipografia per i volantini, chi la ristorazione per il gruppo, chi il semplice (ma fondamentale) supporto. Allora si avanza, ora con passo sicuro. Il progetto è terminato, è ora della sua realizzazione. Volantini alla mano, dunque, e via verso Cantù, Erba, Como. Tutti devono sapere e il cartaceo permetterà di raggiungere chiunque. In ogni cinema, biblioteca, bar si scorge il manifesto del concerto, non nelle strade, però, a quanto pare, infatti, i volantini sono stati apprezzati e intascati, non gettati ad imbrattare i marciapiedi. Leo è sempre più sicuro, ormai il suo non è un passo, ma una marcia, e trionfante per di più. Si accinge, perciò, all’organizzazione dell’evento: il 30 settembre, showcase alle 18 in Feltrinelli e poi di corsa al tempio voltiano per un concerto non solo sotto le stelle ma anche in riva al lago. L’incognita maggiore a questo punto rimane il tempo meteorologico, contro cui non si può nulla ma questo non lo porta a tirarsi indietro. Coinvolge i ragazzi del “Pura vida” e insieme predispongono la location. Basta il minimo indispensabile. E giorno , dopo giorno, arriva anche l‘ultimo di Settembre. Alle dieci di sera sotto il palco un marasma di gente, sopra nemmeno una nuvola. Alle 23 il gruppo attacca a suonare e la folla a saltare. La partecipazione è grande, grandissima, più dell’aspettato: mai Leo avrebbe pensato che così tanti comaschi avrebbero spostato il sedere dal loro barettino, mollato la loro birretta per ascoltarsi un gruppo dal nome intrigante, certo, ma neanche ben conosciuto. E così, se il concerto è stato il suo regalo a Como, mai i ragazzi avrebbero potuto ricambiare in modo migliore; se prima di rischiava l’annegamento sociale, con questo Leo ci dice che c’è ancora qualche speranza di non morire annegati e ci fa sapere che se noi lo vogliamo, lui è ancora pronto, chiave inglese in una mano, tubo nella’altra, a stupirci di nuovo.
F.P.
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