Sono ormai 5 milioni le persone straniere presenti nel nostro Paese. Tantissimi di loro vivono da anni nelle nostre città: studiamo nelle stesse scuole, lavoriamo a loro fianco in azienda o in ufficio, ci scambiamo due chiacchiere al bar, ne diventiamo amici o ce ne innamoriamo. Parlano la nostra lingua senza problemi, magari sanno cucinare un piatto di pasta meglio di noi e quasi sempre amano la nostra terra più di quanto un nativo sappia fare. Eppure, per la legge, non sono Italiani.
Gli impedimenti burocratici all'acquisizione della cittadinanza e di determinati diritti rappresentano un'ingiustizia nei confronti di una categoria, quella dei migranti, spesso oggetto di attacchi indegni. Xenofobia, razzismo, calcolo politico sono belve che rendono impossibile la vita a queste persone e che fanno marcire la nostra società dal suo interno.
Ben venga, allora, “L'Italia sono anch'io”. Si tratta di una campagna a livello nazionale, partita a settembre, per supportare una legge di iniziativa popolare. L'obiettivo è raccogliere, entro febbraio 2012, almeno 50.000 firme a sostegno di un testo normativo che così potrebbe essere sottoposto al Parlamento. Le proposte sono due. Innanzitutto, si vuole modificare l'attuale provvedimento sulla cittadinanza. Per prima cosa, si intende garantire la possibilità di essere considerati Italiani a tutti gli effetti ai figli di genitori stranieri che sono nati nel nostro Paese, ci sono arrivati entro il decimo anno di età o vi hanno frequentato la scuola. Per gli adulti, invece, si propone di dimezzare il tempo di soggiorno legale in Italia necessario per richiedere la cittadinanza, che passerebbe da 10 a 5 anni.
La seconda iniziativa consiste invece nel conferimento del diritto di voto nelle elezioni comunali, provinciali e regionali alle persone straniere residenti nel nostro Paese da 5 anni. Tale proposta riprende un progetto di legge elaborato dall'ANCI, Associazione Nazionale Comuni Italiani, e darebbe attuazione a una Convenzione europea sottoscritta nel 1992 dal nostro governo, ma mai ratificata, come invece è avvenuto in diversi altri Stati dell'Unione.
Risulta quindi evidente che manca la volontà politica di garantire i diritti che spettano ai migranti. La paura e la diffidenza nei confronti del diverso, radicata nell'ignoranza, è un sentimento alquanto diffuso, purtroppo, e sfruttato da squallidi personaggi per scalare i vertici delle nostre istituzioni. La prima a portare avanti una crociata contro gli immigrati è la Lega Nord, la quale però trova validi alleati nel silenzio della sinistra, in buona parte del PdL e nei movimenti di estrema destra. E Como, ahimè, ne sa qualcosa.
Infatti, la mattina del 9 ottobre scorso, all'esterno del cinema Gloria, è comparso uno striscione che recitava “No ai falsi Italiani”. Lo stesso giorno, all'interno della struttura, era previsto, e si è svolto regolarmente, un evento di lancio della campagna “L'Italia sono anch'io” dal titolo “Cittadini, non solo immigrati”: i promotori locali dell'iniziativa l'hanno esposta al pubblico, dopo la proiezione del documentario “Fratelli d'Italia” di Claudio Giovannesi; la giornata si è chiusa con un monologo di Mohamed Ba, performer senegalese. Lo striscione della mattina era firmato da Forza Nuova, movimento di estrema destra e di stampo neofascista.
Innanzitutto, questi conati di un'ideologia disumana non avrebbero diritto di esistere, né secondo la Costituzione né, soprattutto, secondo il buon senso. E comunque hanno già perso in partenza. Non sono riusciti a fermare “L'Italia sono anch'io” e non riusciranno a opporsi a un processo in atto e inevitabile, cioè la creazione di una società interetnica, dove le varie culture si intrecciano senza perdere le proprie peculiarità, ma condividendone gli aspetti più significativi. Per questo, al di là del successo o meno di questa proposta di legge, la condizione del migrante in Italia deve cambiare. I trattamenti indegni nei Centri di Identificazione ed Espulsione, lo sfruttamento nei posti di lavoro, le campagne xenofobe e razziste non possono continuare. E il primo passo in questa direzione deve essere fatto dalla gente: dare vita a una società aperta, condividere le culture, andare incontro alla diversità e farla nostra.
S.D.
Nessun commento:
Posta un commento