"Il teatro è l'attiva riflessione dell'uomo su sé stesso".
(Novalis, Frammenti, 1795/1800)
Entrare nel teatro sociale di Como nel tardo pomeriggio, mentre intercorrono i preparativi è qualcosa di unico. È presente un’atmosfera diversa da qualunque altro ambiente di lavoro. Forse è un po’ romantica come espressione, ma sembra davvero entrare in corridoi magici; passare dietro al palco, vedendo costumi e attrezzi; assistere alla recitazioni, alla musica, alle indicazioni della direttrice di scena.
Lisa Navach, responsabile della direzione artistica, ci racconta quello che è l’animo e la pelle di questo teatro che è, in realtà, impresa e scuola…. Ecco quello che ci ha detto.
Il Teatro
Il teatro nasce come teatro d’opera ma diventa poi un teatro cittadino. Oltre agli spettacoli organizza corsi di canto, danza e recitazione. Non si tratta per forza di qualcosa di professionale, ma è soprattutto uno svago un modo per imparare qualcosa di nuovo.
Il nostro teatro sfrutta un gran numero di serate per l’opera lirica. La lirica è un grande impegno di mezzi, tempo e persone: il Rigoletto e Il cappello di paglia di Firenze hanno occupato il teatro per mesi. È importante per noi sostenere i giovani registi, direttori e cantanti. Li facciamo crescere, allenandoli, come una in scuola. Tra quelli cresciuti artisticamente con l’esperienza del sociale ci sono Francesco Micheli, Pippo Del Bono e Serena Senigallia, oggi tutti e tre famosi.
Il pubblico.
Noi contiamo molto sul pubblico. Anche se purtroppo ci sono pochi giovani. La prosa ha un pubblico molto misto che comprende sia adulti che ragazzi, presenti anche grazie alle iniziative legate alla scuola. La prosa viene studiata prima di tutto a scuola. L’opera invece è molto lontana da pubblico giovanile. Per questo abbiamo deciso di creare un’iniziativa di educazione all’opera per i bambini: “opera domani” fa si che i bambini delle elementari studino le arie a scuola e le cantino durante le rappresentazioni liriche. In questo modo tentiamo di formare un pubblico di domani.
Involontariamente anche il video di Chissene frega della musica di Caparezza, girato proprio qui al sociale, può essere considerato come un tentativo di avvicinamento al mondo giovanile. Caparezza è giunto qui quasi casualmente e si è trovato in un mondo diverso. La sua canzone ha un messaggio davvero importante.
Le ombre dell’uomo.
È il titolo della stagione di quest’anno ed il filo conduttore delle rappresentazioni. Ogni stagione ha un tema preciso. Quest’anno abbiamo scelto un tema scabroso e universale che è il male dell’uomo, spesso al centro della cronaca. Abbiamo scelto perciò opere di autori suicidi o alcolizzati. Affronteremo questioni problematiche come il suicidio in Balckbird, la pazzia e i manicomi in Muri. È anche presente L’innocenza di Giulio, uno spettacolo su Andreotti: personaggio contorto, ambiguo e complesso. La Tra(ns)viata invece prende origine dal film Priscilla regina del deserto e parla della trasformazione del corpo. Esistono inoltre degli appuntamenti fissi nelle nostre stagioni a prescindere dal tema scelto: sono sempre presenti due concerti pop, musical, gospel e due spettacoli di danza. L’anno prossimo il tema principale sarà Le ali dell’uomo. Vogliamo ricollegarci alle profezie Maya, alla teoria della fine del mondo. Quest’anno mostreremo due opere in anteprima sul tema presente l’anno prossimo: Dio galleggia e Gerusalemme anno 30.
Una piccola impresa.
Oltre che spettacolo il teatro è un’impresa. Un lavoro stabile per 30 persone e per un gran numero di dipendenti mobili che cambiano ogni stagione. Per il tempo in cui si lavora insieme il teatro diventa una vera e propria famiglia. Noi che lavoriamo qui siamo come dei punti di riferimento per chi viene da fuori ed è lontano dai propri affetti. Il nostro è un investimento di energie e non solo: mentre negli anni tutti chiudevano le orchestre noi ne abbiamo aperta una! Oltre a questo diamo la possibilità di fare stages, corsi professionali per attrezzisti, sarti ecc.. Il nostro modo di lavorare è molto diverso da quello dei grandi teatri come la Scala. Il nostro,a differenza dei vecchi teatri,è un ambiente aperto ai diversi generi, alle nuove esperienze. Una realtà più dinamica, per nulla schematica,che cresce.
A.C. & F.T.
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