Como, 15 ottobre. Treno delle 13.50 in partenza. Destinazione Milano. Nel penultimo vagone, due civette fremono di INDIGNAZIONE e non vedono l'ora di manifestarla ai piedi del Duomo. Facebook aveva parlato chiaro a tutti coloro che non avevano potuto spostarsi dalla provincia alla capitale: ci si sarebbe trovati in piazza alle 14.30 per unire le nostre voci alle proteste degli indignados di tutta Europa, determinati a combattere per il loro futuro, minacciato dalla crisi economica e dalle decisioni dei governanti.
Eppure, una volta giunte nel luogo dell'incontro, lo scenario non si presenta diverso da quello di un normale sabato pomeriggio milanese. Una folla non molto numerosa, ma variegata per età, si accalca nel centro della piazza confondendosi con i turisti, tanto che ad uno sguardo poco attento non se ne nota la differenza. E infatti inizialmente noi non l'abbiamo notata... Solo i piccoli cartelloni a mezz'aria ci indicano che ci troviamo già nel fulcro della manifestazione. I partecipanti, seppur motivati, sono pochi, mal organizzati e molto confusi. Gli unici mezzi a disposizione sono un misero megafono e idee tra loro contrastanti. Alcuni propongono un corteo, altri un presidio che duri fino al mattino dopo... Iniziative rumorose ma poco efficaci, senza un apporto numerico considerevole.
Nel frattempo alcune persone hanno deciso di staccarsi per dar vita ad un corteo; i rimanenti tanto perplessi quanto scoraggiati non riescono a dare un fine al loro operare. Scoppia un dibattito: “Sdraiamoci e occupiamo la piazza!”, “No, sediamoci e discutiamo!!”, “No, no, alziamoci e protestiamo!”, “Abbiamo una tenda! Organizziamoci e dormiamo qui!!”.
Nel frattempo torna il corteo e, finalmente uniti, ci si dispone in un solo grande cerchio per continuare a dibattere o creare nuovi cartelloni e striscioni. Qualcuno addirittura ci regala dei sacchi a pelo per la notte e questo non fa che sollevare l'umore. All'alba delle 19 il megafono passa di mano in mano senza più interruzioni per esprimere critiche e proposte costruttive su come affrontare la crisi economica. La coesione è tale che si propone una cena comunitaria nonostante la folla inizi a scemare.
A giornata conclusa, le sensazioni sono contrastanti, molto contrastanti. Da una parte, infatti, si ha la consapevolezza di aver fallito ancora una volta nel tentativo di incidere sull'andamento del sistema, dall'altra, però, si torna a casa con la certezza di non essere soli e di aver costruito un gradino in più verso l'unità che è alla base del cambiamento.
F.P. & S.R.
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